Nonostante nel 2023 gli investimenti di venture capital solo in India abbiano raggiunto i 10,7 miliardi di dollari, l’accesso a queste opportunità rimane un privilegio per pochi. Una problematica che si riflette anche in Italia, dove i finanziamenti internazionali per le startup innovative sono aumentati del 30% dopo il crollo del 2023, ma restano ancora lontani dai livelli di USA e Regno Unito.
Per rispondere a questa sfida, è in fase di studio una joint venture che mira a democratizzare l’accesso agli investimenti in startup ad alto potenziale. Veronica Pitea, Presidente di Aceper, ha avviato una collaborazione strategica con due importanti istituti indiani, l’MDI Gargan e l’Istituto di Ricerca e Innovazione, noti per essere l’origine del 35% degli unicorni mondiali. “Il nostro obiettivo è intercettare le startup direttamente alla nascita, quando il potenziale di crescita è massimo ma l’accesso ai capitali è ancora limitato”, spiega Pitea. “Stiamo lavorando alla creazione di un fondo di investimento da circa 50 milioni di euro dedicato alle startup ad alto potenziale, sia indiane che internazionali”.
La novità più significativa di questa iniziativa è la volontà di superare le tradizionali barriere d’accesso tipiche dei fondi riservati ai super-ricchi. La joint venture in fase di studio permetterebbe anche a imprenditori comuni di investire, aggregando capitali più piccoli per raggiungere la soglia minima d’ingresso di 250.000 euro. “Vogliamo creare un ponte tra gli investitori italiani e l’ecosistema indiano delle startup, che è uno dei più dinamici al mondo”, continua Pitea. “I primi rendimenti registrati da alcune startup in portafoglio hanno raggiunto il 70% annuo, evidenziando il potenziale elevato dell’operazione”.
I dati sembrano dare ragione a questa strategia. Nel primo trimestre del 2023, il capitale sociale totale dichiarato dalle startup è aumentato di circa 20 milioni di euro, pari a un incremento dell’1,9%. Nello stesso anno, i ricavi delle startup innovative italiane sono saliti a 585 milioni di euro, con un’incidenza dello 0,4% sul totale delle società di capitali italiane, in aumento rispetto allo 0,38% precedente. “Questo tipo di collaborazioni con fondazioni internazionali ci permette di validare ulteriormente la qualità delle startup che selezioniamo”, sottolinea Pitea.
L’iniziativa non si limita a fornire capitali, ma include anche lo sviluppo di strumenti tecnologici per supportare le startup. “È in fase avanzata lo sviluppo di una app di gestione fiscale creata da una startup software partner, che permetterà agli utenti di monitorare in tempo reale fatturato, spese e tassazione”, rivela Pitea. Il timing dell’iniziativa sembra particolarmente favorevole. Dal 2020 al 2022, gli investimenti globali nelle startup, in particolare quelle di intelligenza artificiale, sono aumentati di 5 miliardi di dollari. Nel 2023, il finanziamento totale per le startup tecnologiche in India è stato di oltre 18 miliardi di dollari, con circa 6 miliardi destinati specificamente alle startup tecnologiche.
Nonostante questi numeri promettenti, le sfide non mancano. Nel 2023, circa il 10% delle startup in India sopravvive per cinque anni, mentre in Brasile il 50% delle startup sopravvive per quattro anni. Questi dati sottolineano l’importanza di una selezione accurata e di un supporto continuo alle startup in portafoglio. “La nostra strategia non è solo investire, ma accompagnare le startup nel loro percorso di crescita, fornendo mentorship, connessioni internazionali e supporto operativo”, conclude Pitea. “Crediamo che questo approccio possa significativamente aumentare le probabilità di successo e, di conseguenza, i rendimenti per i nostri investitori”.