Come le aziende possono farsi l’impianto fotovoltaico a costo zero

7 Giugno 2023

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Avere un impianto aziendale ed averlo a costo zero potrebbe sembrare utopico. Invece proprio in questi ultimi mesi si stanno sommando una serie di elementi che lo rendono effettivamente possibile. Sono due le opportunità che si presentano: da una le agevolazioni fiscali, quali i PNRR regionali, PNRR ad hoc per specifiche attività, 4.0 per società agricole e società di scopo, Bonus sud, etc…e dall’altra un facile e conveniente accesso a mutui bancari su misura.

Lo spiega Simone Ruffinatto, vicepresidente ACEPER, che tiene a sottolineare quanto sia favorevole proprio questo momento per la concomitanza di una serie di elementi diversi, tutti favorevoli. “Al di là del risparmio sui costi energetici, che di questi tempi sono altissimi, oggi ci sono una serie di aiuti per le aziende significativi che rendono realmente possibile installare a costo zero il proprio impianto fotovoltaico. Innanzi tutto gli aiuti dello Stato che sta incentivando in modo concreto il fotovoltaico. Oltre a questi si stanno aprendo, e in alcuni casi sono già operativi, bandi e contributi per gli aiuti previsti dal PNRR e dagli enti locali, Regioni e Comuni. Sono bandi a fondo perduto e/o detrazioni di imposte, pagare quindi meno tasse proprio perché hai fatto un impianto, aiuti verticali ed effettivi che possono essere di vario tipo. Per le aziende agricole possono essere determinati in un certo modo, per quelle metalmeccaniche possono essere di diversa tipologia, ma ci sono comunque per tutte le imprese”.

A tutto ciò si aggiunge un’altra importante opportunità, continua il vicepresidente ACEPER: “I mutui bancari. Le banche in questo momento concedono mutui convenienti alle imprese per l’installazione di impianti fotovoltaici. È vero che anche i mutui sono aumentati ma l’energia elettrica è aumentata molto, molto di più. Se l’impianto è dimensionato con attenzione e in modo giusto, in relazione al proprio fabbisogno, la rata del mutuo sarà inferiore al ritorno che si avrà in bolletta. Quasi tutte le banche permettono di accendere mutui per il fotovoltaico ragionevoli anche corti, da cinque anni ad esempio, e grazie agli aiuti disponibili, possono bastare anche meno di tre anni per ripagarli.

Altro elemento che favorisce l’accensione di un mutuo per un impianto fotovoltaico è la differenza, sostanziale rispetto a qualsiasi altro finanziamento bancario, nelle garanzie richieste. Per il fotovoltaico le banche non chiedono a garanzia il bene immobile ma un diritto di prelazione, una quota parte della resa dell’impianto. In sostanza se l’impianto viene progettato al meglio si avrà sempre una parte di energia che si utilizza in proprio e una parte che si vende invece alla rete, a prezzi che sono davvero interessanti. Quindi se il mutuo non dovesse essere ripagato la banca si rivarrà solo sulla produzione di energia venduta alla rete”.

Ruffinatto cita anche un caso concreto di un’azienda associata ACEPER: “Un’impresa agricola sta costruendo il proprio impianto da 1 mega con un impegno economico di circa un milione e duecentomila euro. La banca ha chiesto, come unica garanzia in caso di mancato pagamento del mutuo, solo l’incasso di quanto ricevuto dal GSE per la corrente elettrica immessa in rete dall’impianto. Una cosa estremamente significativa: in agricoltura qualunque finanziamento viene sempre garantito con i terreni e la cascina. In questo caso la garanzia non è nemmeno l’impianto, nel senso fisico dei pannelli, ma solo la sua produzione energetica in eccesso venduta”.

“Certo, – precisa Simone Ruffinatto – è estremamente importante farsi consigliare e appoggiarsi sempre ad aziende che abbiano le giuste conoscenze e competenze in queste materie per trovare la strada giusta e non commettere errori. Proprio per questo, ACEPER ha selezionato diversi partner che, ognuno per la sua parte, sono in grado di supportare tutti i nostri associati nella scelta della strategia migliore per affrontare questo tipo di investimento”.

“Le opportunità però esistono anche per gli impianti residenziali – conclude il vicepresidente – per la villetta per intenderci, è praticamente uguale. Per il cliente consumer però la differenza è che, a meno non si lavori in casa, si sia pensionati o si abbia un’abitazione completamente domotica, conviene avere anche un sistema di accumulo ed evitare di dover comprare dalla rete energia e poter utilizzare sempre la propria. Lo scambio con la rete avverrebbe lo stesso ma sarebbe meno conveniente. Per i mutui il principio è lo stesso di quello per le imprese: si impegna solo la produzione ceduta. Oltre a questo, il residenziale ha anche la detrazione al 50 per cento spalmata su dieci anni che significa pagarsi metà dell’investimento grazie alle detrazioni fiscali”.


Tratto dalla rivista Green Company Magazine (volume 10) – vedi anche tutti i numeri della rivista

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