La conquista dell’indipendenza energetica non esclude la tutela del territorio

28 Febbraio 2023

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ACEPER prende posizione sugli impianti a terra e l’agrivoltaico: “Opportunità in direzione green da cogliere e anche un buon investimento”

La necessità di ottenere energia green è sempre più pressante non solo per rispettare i programmi previsti dall’Agenda 2030 ma anche per sopperire alla necessità di indipendenza energetica del nostro Paese, ancora troppo legato alle forniture estere. Cogliere ogni opportunità diventa fondamentale. Ecco allora che l’installazione di impianti fotovoltaici sui terreni agricoli non più utilizzati o sui campi coltivati può dare un importante contributo proprio all’indipendenza energetica. Non solo: è anche una interessante opportunità economica per i proprietari dei terreni perché si rivela un buon investimento sul lungo periodo.

Ne è convinto Simone Ruffinatto, vicepresidente ACEPER: “Utilizzare i terreni abbandonati è un modo per rilanciare economicamente aree improduttive oltre a contribuire alla produzione di energia green. Gli impianti fotovoltaici portano un reddito interessante ai proprietari per periodi lunghi con contratti di affitto che normalmente sono ventennali e trentennali oppure di vendita a prezzi sopra la media”.

All’obiezione avanzata da chi, invece, ritiene che si tratti soltanto di un ulteriore consumo di suolo e porti ad un impoverimento della nostra produzione agricola, Ruffinatto risponde. “La legge, anzi le leggi di riferimento, principalmente ma non esclusivamente l’art. 11 del Decreto del 01/03/2022 n. 17 e l’art. 65 del Decreto 24/01/2012 n. 1, sono stringenti proprio per evitare questi rischi. I terreni infatti, per poter essere destinati ad ospitare impianti fotovoltaici, devono avere parametri precisi che tengono conto anche del consumo di suolo e della possibile riduzione della produzione agricola. Parliamo di terreni prevalentemente abbandonati, non produttivi, incolti ma anche di terreni industriali, cave dismesse, discariche o terreni compromessi”.

E prosegue: “Alla tutela del territorio va affiancata la necessità di un incremento della potenza energetica prodotta nel nostro Paese derivante da energie verdi compatibili con l’ambiente come il fotovoltaico e l’eolico. Entro il 2030 l’Italia deve installare 70 GW di produzione energetica da fonti rinnovabili per ridurre del 55% le emissioni di gas che alterano il clima. Inoltre, è questo è davvero importante, gli impianti di nuova generazione sono assai meno impattanti di quelli più vecchi e, soprattutto, esiste la possibilità di mantenere i terreni produttivi con l’agrivoltaico, una delle tecnologie più all’avanguardia in questo settore. I pannelli solari, in questo caso, sono sollevati da terra e coesistono con le piantagioni consentendo la produzione combinata di energia fotovoltaica e colture agricole sulla stessa area. I pannelli, posizionati sopra le piante, generano ombra e creano una sorta di microclima particolarmente favorevole sull’area di coltivazione. Secondo uno studio di un team di scienziati francesi, guidato dal professor Christophe Dupraz, i sistemi agrivoltaici possono essere in grado di aumentare la produttività globale della terra dal 35% al 73%. I cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo in questi anni stanno causando non pochi problemi all’agricoltura e l’ombreggiatura generata da un impianto fotovoltaico può essere di aiuto anche per la sopravvivenza delle piante”.

Oltre ad aiutare il raggiungimento degli obiettivi di autonomia energetica il fotovoltaico sui terreni abbandonati e incolti o l’agrivoltaico su quelli produttivi, può essere anche un’opportunità economica per i proprietari: “Lo è sicuramente. I proprietari possono affittare i terreni alle aziende specializzate che si occupano della costruzione, della gestione e dell’amministrazione degli impianti generando così reddito a lungo termine – conferma il vicepresidente ACEPER – Ovviamente è possibile per i proprietari, in particolare per l’agrivoltaico sistemare sui propri terreni gli impianti e continuare la produzione agricola unendo i ritorni economici dell’uno e dell’altro. Per questo le banche hanno predisposto finanziamenti per la costruzione e l’impianto sui terreni.


Tratto dalla rivista Green Company Magazine (volume 9) – vedi anche tutti i numeri della rivista

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